La seconda fermata lungo questo itinerario ecologico sulle magistrali della Nuova Via della Seta (http://www.tempi-moderni.net/
Le risorse idriche
Come si è ricordato parlando delle crisi ambientali che attagliano il Kazakhstan (http://www.tempi-moderni.net/
Il tributo ambientale pagato all’industria cotoniera in Uzbekistan non è limitato alla tragedia dell’Aral. Esfolianti, pesticidi, fertilizzanti sono presenti nel terreno e hanno infestato l’intero ciclo dell’acqua. La responsabilità non è solo sovietica. Le pratiche inquinanti sono continuate per tutti gli anni ’90 e anzi l’utilizzo dei fertilizzanti chimici e degli insetticidi è passato ai 3 kg per ettaro a 20/25, e non solo in Uzbekistan.
L’Amu Darya presenta alte concentrazioni di fenolo e di derivati del petrolio e della sua lavorazione. L’intero sistema idrico è obsoleto, e costa ulteriori importanti perdite di risorse. La qualità dell’acqua potabile è scarsa, e soprattutto nella Repubblica Autonoma del Karakalpakstan risulta ancora peggiore che a livello nazionale. Il Karakalpakstan – il territorio abitato anticamente dai nomadi dal “cappello nero”, da cui forse il nome – con la crisi del settore ittico e per una serie di motivi socio-economici, versa in generale in una situazione di grande criticità.
Idrocarburi e inquinamento
Procedendo da ovest a est nel paese, dal Karakalpakstan alla valle di Fergana ci si imbatte in altre sfide ecologiche. Se il settore cotoniero ha inciso così negativamente sulla qualità delle acque e del terreno, l’altra grande industria nazionale, quella di estrazione e raffinazione di idrocarburi ha contribuito a stabilire record negativi. Già in periodo sovietico la città di Fergana era stata votata una delle trenta più inquinate dell’URSS. Metalli pesanti, diossina e le scorie di lavorazione degli idrocarburi inquinano l’aria delle principali città.
In questo quadro generale di inquinamento legato al settore di estrazione si inserisce quello che è stato considerato il più grave incidente di fuoriuscita di petrolio nella storia dell’Asia. Il 2 marzo del 1992 il pozzo n. 5 nel campo di Mingbulak, nella Valle del Fergana causò un gigantesco blowout di greggio. Il greggio eruttato fuori dal pozzo bruciò per due mesi, con l’emissione di una quantità di stimata fra i 35 000 barili ai 150 000 barili al giorno. La quantità recuperata per tamponare l’emergenza, da sola, si attesta intorno ai 2 000 000 di barili. In tonnellate, la quantità fuoriuscita sotto l’enorme pressione del pozzo fu di circa 285 000, qualificando quindi l’incidente di Mingbulak fra i peggiori mai accaduti nella storia dell’industria degli idrocarburi.
Anche la grave crisi ambientale (dall’inquinamento delle acque, dell’aria, del territorio in generale) spiega perché – come in tutta l’area – l’aspettativa di vita sia in Uzbekistan così bassa: 69 anni per gli uomini, 74 per le donne, dati che pongono il paese ben lontano dagli 81 anni per gli uomini e gli 85 per le donne dell’Italia.
(Cartina aspettativa di vita: http://statisticstimes.com/