Comuni da incubo

(Roma 1942) ha lavorato presso il Ministero della sanità come funzionario e poi alla Regione Lazio in qualità di responsabile della programmazione sanitaria.
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18 luglio 2016

Abbiamo alle spalle le elezioni comunali 2016 e già i nuovi amministratori hanno iniziato il proprio lavoro. Per molti è la prima volta: alcuni per laurea o per esperienza lavorativa pensano di essere già adeguatamente preparati, altri sono all’oscuro della materia. Tutti sono però accomunati dalla voglia di fare.

Secondo l’OCSE i cittadini contano sull’impegno degli eletti e dei funzionari perché operino nell’interesse generale; gli elementi necessari per l’attuazione di una politica efficace, sempre secondo l’OCSE sono in ordine d’ importanza: l’imparzialità, la legalità, l’integrità, la trasparenza, l’efficienza, l’uguaglianza, la responsabilità e la giustizia.

È importante che i nostri Comuni non siano amministrati sempre dai soliti noti e che tutti i cittadini, ognuno per la propria parte, contribuiscano, per fare in modo che l’incontro/scontro tra le forze politiche e sociali presenti in ciascuna comunità si traduca in una spinta positiva per la crescita democratica della città.

Il primo approccio per molti di essi sarà positivo, perché la maggioranza dei Comuni italiani è ben organizzata, dotata di dirigenti e funzionari preparati, molto corretti e attenti. Può però anche avvenire che qualcuno sia capitato in uno dei tanti Comuni in cui la legalità resta un optional e dove esiste un sistema di malaffare, oramai così radicato che sembra essere la norma.

Nonostante i tantissimi provvedimenti legislativi emanati negli ultimi anni per prevenire la corruzione e gli obblighi imposti ai Comuni, la dirigenza e la classe politica locale quasi sempre hanno interpretato queste disposizioni come un nuovo adempimento da aggirare. Alcuni hanno trovato un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC), l’hanno copiato e poi trasmesso al Dipartimento della funzione pubblica, ritenendo così di aver fatto, come purtroppo in molti altri casi, il loro dovere, contribuendo solamente ad aumentare il numero dei provvedimenti privi di attuazione.

Il principio che regna in alcuni Comuni pare essere, secondo un interessante adagio: carte a posto e mbruoglie ‘a mappate. Dietro infatti ad una facciata apparentemente regolare si nasconde l'illegalità, talora avallata anche dai massimi dirigenti.

Le cronache di questi ultimi tempi hanno dimostrato quanto siano diffusi i fenomeni criminosi all’interno di alcune Amministrazioni con evidenti responsabilità non solo di Sindaci e assessori, ma anche di coloro che avrebbero dovuto fare opposizione e che non l’hanno fatta: per scarso approfondimento dei problemi, per connivenza o per consociativismo. Per questi motivi negli ultimi anni la distanza tra gli amministratori e gli elettori si è allungata considerevolmente.

A questo si aggiungono le diseguaglianze create dalla crisi economica che aggravano pesantemente la situazione.

I cittadini attendono che chi siede per la prima volta in Comune possa portare quelle novità promesse durante la campagna elettorale. Ciò vale anche per l’opposizione, un ruolo che può dare frutti importanti che possono essere così riassunti:

  1. Valorizzazione mediatica dell’opposizione;
  2. Costruzione delle premesse per una corretta alternanza delle forze politiche alla guida del Comune;
  3. Contrasto alla sindrome di onnipotenza che può colpire alcuni membri della maggioranza i quali senza l’azione di controllo dell’opposizione possono essere portati ad assumere provvedimenti illegittimi.

Il primo consiglio da dare a chi per la prima volta siede in Comune è quello di leggere bene lo Statuto, il Regolamento del Consiglio comunale e tutti gli altri regolamenti, piani ecc. nonché le relazioni del Collegio dei revisori, verificando se ci sono stati rilievi da parte della Corte dei Conti, dell’Ispettorato generale di Finanza (IGF) del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Dipartimento della Funzione Pubblica o di altre Amministrazioni centrali.

In ogni caso occorrerà rimboccarsi le maniche e darsi da fare, affrontando prioritariamente quelle che sono secondo l’ANAC e l’IGF le aree a rischio di corruzione tra le quali riporto qui solo alcune delle più ricorrenti:

  • inadeguata separazione dei ruoli tra gli organi di indirizzo politico e la dirigenza,
  • scarsa trasparenza degli atti,
  • controlli interni esistenti solo sulla carta,
  • omessa definizione e pubblicazione delle procedure amministrative di ogni settore,
  • cancellazione di crediti dichiarati inesigibili,
  • illegittimo riconoscimento di debiti fuori bilancio,
  • inadeguati controlli sulle entrate tributarie ed extratributarie
  • affidamento di consulenze senza esperire una procedura aperta per la comparazione dei candidati e senza pubblicazione delle somme corrisposte;
  • illegittime procedure per il reclutamento del personale
  • inadeguate valutazione e gestione premiale del personale
  • omessa rotazione dei dirigenti,
  • illegittime procedure di acquisizione di beni e servizi,
  • omessi controlli sull’esecuzione dei contratti per la gestione dei servizi
  • non coinvolgimento dei cittadini nella valutazione della qualità dei servizi pubblici (comma 461 art.2 L. 244/2007)
  • illegittime procedure affidamento lavori pubblici,
  • frazionamento lavori di manutenzione ordinaria per procedere con affidamento diretto,
  • ricorso all’affidamento lavori di somma urgenza al fine di aggirare la norma,
  • disattenta gestione del patrimonio immobiliare con locazioni o concessioni a canoni irrisori,
  • illegittima approvazione di varianti al PRG,
  • omesso abbattimento degli abusi edilizi,
  • illegittima applicazione del condono edilizio,
  • omessi controlli sulle società partecipate,
  • inesistenza di un Piano per la Protezione civile,
  • mancata approvazione del Piano del commercio,
  • omessa approvazione di un piano per le antenne della telefonia cellulare.

Occorre fare attenzione in quanto ANAC e IGF hanno sottoscritto un protocollo tra loro per svolgere ispezioni sui Comuni.

In ogni caso servirà un impegno costante da parte di tutti gli eletti per cambiare questo stato di cose anche tenendo conto della grande riforma che interessa le autonomie locali con le città metropolitane e i nuovi enti di area vasta e che durante la campagna elettorale è stata ignorata quasi da tutti i candidati.

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