Elezioni a Latina: un atto di coraggio sui migranti per una città migliore

Giornalista, già responsabile delle edizioni regionali e vice capo redattore della cronaca di Roma de Il Messaggero, ha approfondito i problemi dell’immigrazione.
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09 settembre 2021

Mohamed è arrivato anni fa dal Gambia, in fuga da una dittatura feroce. Sbarcato in Sicilia, è finito a Latina, dove ha vissuto tutto il percorso dei richiedenti asilo. E dove, tra l’altro, ha subito la contestazione di un gruppo di neofascisti, andati a protestare davanti all’alloggio dove lui e i suoi compagni erano stati sistemati. Si è dato subito da fare: ha imparato bene l’italiano, si è offerto per ogni tipo di lavoro, ha cercato comprensione e amicizia. Ma non è mai uscito dalla precarietà. Ora abita in uno dei borghi disseminati intorno alla città. Più di qualche volta lo si può incontrare di fronte a un supermercato, dove cerca di raggranellare qualche spicciolo offrendosi di portare pesi, pacchi e sporte. Molti lo guardano con fastidio o sospetto. Ancora di più neanche lo vedono. O, meglio, non lo vedono con il cuore. C’è ma non c’è. Una specie di fantasma. Sono tanti quelli come lui. Lavorano nei campi e nelle serre. Oppure, più nascosti, come personale di fatica nei ristoranti, nei mercati, nelle pulizie. Senza contare quelli parcheggiati loro malgrado nei centri accoglienza. Ci sono ma è come se non ci fossero. Fantasmi, appunto. Che si possono vedere solo con un atto di coraggio. Ed è qui il punto. Se Latina vuole vincere da protagonista la sfida sull’emigrazione e l’accoglienza, questo le serve: un atto di coraggio e una rilettura senza miti della sua stessa, breve storia.


Rifacendosi alle sue radici di comunità nata e cresciuta con l’emigrazione, Latina si è spesso definita una città “aperta”, senza mura, nella quale hanno trovato posto e nuova vita persone – migranti – giunte da ogni dove. C’è sicuramente del vero in questa immagine di disponibilità e attenzione. Ma non troppo: la realtà è assai più grigia. La realtà è che non sono mancate e non mancano incomprensioni, diffidenza, ostilità. Muri. Specie nei confronti di quei migranti percepiti e considerati come più “distanti” e “diversi”. E’ accaduto, ad esempio, con le migliaia di profughi passati negli anni dal centro Rossi Longhi, oggi citati come esempio di “buona accoglienza” ma, in verità, “sopportati” più che accolti, spesso sfruttati e comunque sempre confinati al di là del muro del campo, al punto che, tranne rarissime eccezioni, tutt’oggi non si conosce e non si è conservata la storia di nessuno di loro. O, ancora, è accaduto e accade per i tanti migranti giunti negli ultimi decenni dal Sud del mondo, a cominciare dai primi nordafricani, arrivati da Egitto, Tunisia, Marocco, fino agli indiani e ai sikh presenti oggi in gran numero in tutto l’Agro Pontino, essenziali per la nostra agricoltura, ma visti e trattati spesso soltanto come braccia da ingaggiare a buon mercato (quando non da sfruttare in nero e, in taluni casi, persino da schiavizzare) e lasciati soli a lottare per difendere la propria dignità di persone, di cittadini e di lavoratori, senza che la comunità pontina, nel suo insieme, abbia reagito più di tanto, come sarebbe stato lecito attendersi. Non solo: accade ancora di più per i rifugiati e i richiedenti asilo che continuano ad arrivare in cerca di un futuro vivibile, scacciati dalla loro terra da guerre, dittature, persecuzioni, terrorismo, fame miseria…

Eccolo, allora, l’atto di coraggio che serve a Latina. Se accogliere significa “integrare”, garantire a tutti lo “stare insieme” che è l’essenza stessa di ogni città, occorre uscire da ogni equivoco: guardare la realtà per quello che è, senza cercare coccarde da ostentare ma puntando ad attuare una vera, concreta svolta, fino a porsi come punto di riferimento per una riforma radicale della politica migratoria nazionale ed europea e dell’attuale sistema di accoglienza. Non mancano le città che hanno imboccato questa strada. Barcellona è il caso più efficace e più noto, tanto da aver promosso anche una catena di “realtà solidali” a livello internazionale, alla quale ha aderito la stessa Latina. Ma un passo in più, per Latina, può venire da un impegno più diretto, anzi, da una sfida per la giunta del prossimo quinquennio, da lanciare già da ora, in occasione della campagna elettorale in corso. Basandosi su cinque punti. Il primo a medio o lungo termine. Gli altri attuabili rapidamente, dopo l’insediamento della nuova amministrazione.

Eccone, nell’ordine, la sintesi.

- Riforma del sistema generale. La “stella polare” sono il diritto di asilo, la tutela prevista dalle convenzioni internazionali e l’accoglienza diffusa. Latina – come si è accennato – ha già aderito alla rete promossa da Barcellona, nella quale un ruolo guida è affidato ai principi del Global Compact per una migrazione regolare, ordinata e sicura approvati nel dicembre 2018 a Marrakech. Si tratta ora di continuare con più fermezza su questa strada, creando una coalizione di Comuni per promuovere una riforma globale delle politiche condotte finora dall’Italia e dall’Unione Europea, dettandone le linee “dal basso”, cioè ad opera dei Comuni stessi i quali, agendo come “stato in prima linea” sul territorio, sono le istituzioni che affrontano in concreto il problema giorno per giorno, ne conoscono la realtà, sono in grado di impostare le soluzioni più adatte e percorribili per arrivare, appunto, a una riforma generale che ponga fine alla mentalità emergenziale e securitaria con cui la questione è stata affrontata finora. Un punto di riferimento importante è, in questo senso, la riforma approvata nel 2017 dal Parlamento di Bruxelles ma bloccata dal Consiglio Europeo. Latina, forte del cammino già percorso, potrebbe proporsi tra le Amministrazioni leader per costituire e guidare questa coalizione/movimento.

- Cittadinanza per i figli dei migranti. Il primo passo può essere quello di inserire lo Ius Soli nello Statuto della città e poi creare una “rete” con altri Comuni per promuovere e dettare la linea di un movimento di riforma che solleciti il Governo ad approvare quanto prima una legge sulla cittadinanza italiana per i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia. Promuovere, inoltre, un’azione nazionale per assicurare la titolarità piena di determinati diritti civili, politici e sociali. In particolare, il diritto di voto, che è certamente uno strumento in grado di favorire il processo di integrazione e inclusione per i cittadini-migranti, stimolando e accrescendo la loro adesione ai valori e ai principi costituzionali e facendoli sentire parte attiva di una comunità.
- Sportello comunale migranti. Quanto sia essenziale un ufficio di questo genere lo dimostra la stessa quotidianità. Ad esempio, le lunghe file dei migranti che si ammassano davanti agli uffici della Questura; lo smarrimento e l’evidente difficoltà di informarsi e di muoversi, per uno straniero, tra le pieghe della complicata burocrazia italiana; le crescenti segnalazioni di truffe e raggiri subite da giovani immigrati costretti a rivolgersi a certi “mediatori” anche per il problema più banale come la richiesta di un certificato. Ecco, uno sportello specifico a disposizione dei migranti, che dialoghi costantemente con la Prefettura e la Questura, può essere la risposta più efficace per semplificare le lungaggini delle varie pratiche connesse all’immigrazione. Tra i suoi compiti, in particolare: informazione, consulenza e orientamento in materia di immigrazione e asilo; informazione anagrafica (modulistica, appuntamenti, certificazioni, ecc.); assistenza, su appuntamento, per la compilazione di domande di vario genere (ad esempio permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, test di lingua italiana, ecc.); mediazione linguistico-culturale.

- Lotta al caporalato e allo sfruttamento. E’ una delle piaghe più dolorose dell’area pontina e non solo. I migranti che si ribellano e trovano il coraggio di denunciare spesso poi si ritrovano pressoché da soli, aiutati il più delle volte quasi unicamente dalla buona volontà di qualche avvocato e dalla solidarietà di qualche amico. L’Amministrazione comunale potrebbe allora impegnarsi ad intervenire in tutti i casi di questo genere che vengono alla luce, affiancando con il proprio ufficio legale i migranti vittime di caporalato, sfruttamento o qualsiasi altro genere di sopruso sul posto di lavoro, fino a costituirsi parte civile in tutti gli eventuali procedimenti di fronte a una corte di giustizia e a valutare l’eventualità di individuare un addetto che si occupi specificamente di questo genere di problemi.

- Insegnanti ed educatori. E’ la scommessa sulla scuola, che è come dire sul futuro. Si tratta di predisporre un progetto di formazione interculturale per insegnanti ed educatori per un migliore approccio allo studio dei figli dei migranti e dei minori non accompagnati, attraverso una solida cooperazione inter-istituzionale che coinvolga le varie amministrazioni e istituzioni competenti (centrali e locali, uffici scolastici regionali, reti di scuole, comitati di genitori, associazioni, ecc.). Si possono prevedere, in particolare, servizi specifici di sostegno didattico, psicologico e di mediazione linguistico-culturale per prevenire eventuali insuccessi scolastici e casi di abbandono tra i bambini e i ragazzi con background migratorio, promuovendo anche un efficace sistema di ascolto delle famiglie.

Non è una sfida di poco conto. Come sempre accade per tutte le sfide che puntano a costruire un futuro diverso. Tanto più in anni in cui la Fortezza Europa serra sempre di più le sue porte e l’Italia stessa si mostra sempre più sorda alle grida di aiuto che arrivano dal Sud del Mondo. Ma il futuro è con chi tenterà di scardinare quelle porte e vorrà ascoltare quelle voci disperate. Per questo vale la pena raccoglierla questa sfida. Latina è davvero una città “senza mura”? Se è così, ora, con i migranti, ha l’occasione di dimostrarlo in concreto. E la speranza è che almeno qualcuno dei candidati alle prossime elezioni abbia il coraggio di combatterla da subito questa battaglia, facendone uno dei temi guida della campagna elettorale in corso. Con la certezza che, seguendo questa linea, la città ne uscirà migliore.

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