Da diversi anni lei è presidente di Good Land. Di cosa si tratta esattamente? Di cosa vi occupate e qual è il vostro modus operandi e obiettivo?
Goodland è una start up innovativa a vocazione sociale. Suo obiettivo è organizzare la produzione e commercializzazione di prodotti alimentari che provengono da un'azione congiunta, mirata e assolutamente concreta sotto il profilo ambientale e sociale. Affianchiamo agricoltori ed artigiani che operano insieme non solo per realizzare prodotti ma un concreto impegno di rinnovamento e rigenerazione sul proprio territorio. Siamo un gruppo di giovani e meno giovani di età che intende dimostrare che qualunque prodotto o servizio può sviluppare positività e prosperità per tutti, generare diritti per la terra e le persone, aumentare la fiducia del fare se lo si vuole con determinazione ed innovatività sul proprio territorio.
Da esperto di lungo corso come considera oggi l'agricoltura italiana? O meglio, quali sono i nodi principali che l'agricoltura italiana e dunque la politica italiana che si occupa di agricoltura dovrebbe affrontare?
Vedo purtroppo che ancora le politiche comunitarie sono molto orientate alla produttività ed allo sfruttamento della terra che non ad una sua riconversione agroecologica. Che è l’unica strada per iniziare un dialogo con il clima, il pianeta e i diritti di chi ci vive e lavora. C’è molto da battersi ancora poiché ci sono interessi forti che hanno interesse a fare rimanere tutto come è. Ma questo non è più possibile.
In Italia secondo l'ultimo rapporto dell'Eurispes il business agromafioso ha toccato i 24,5 miliardi di euro. Secondo l'Osservatorio Placido Rizzotto ogni anno circa 450 mila persone vivono in agricoltura condizione varie di sfruttamento. Come estirpare secondo lei questa pianta infestante dal sistema agricolo nazionale perché si possa acquistare cibo sano al giusto prezzo frutto di lavoro regolare e che non inquina?
Aggiungerei che si parla di oltre un milione di persone senza alcuna protezione contrattuale nel Sud Europa. Uno scandalo a cielo aperto che si sussegue negli anni. Poiché chi lavora nei campi non si vede, lo si può trattare da schiavo. Questo quasi ovunque: in California questo è considerato normale. Si tratta di un precedente gravissimo, questa sottovalutazione del lavoro. Non c’è fine al pagar poco il lavoro se questo non diventa da una parte un valore e dall’altra una grave colpa lo sfruttamento. Vorrei sapere quanta terra sia stata sequestrata ai caporali in questi anni !!!! Il punto vero è riacquisire una relazione con la terra e ciò che produce: il centro del nostro lavoro è puntare ad abitare la terra, non solo coltivarla e sfruttarla. Viverla come spazio abitabile, dalla quale trarre il sostentamento ambientale e alimentare. Non solo il secondo.
Qual è a suo parere la responsabilità della Grande Distribuzione in questo ambito per le strozzature dei diritti che la cronaca e le inchieste sempre più puntuali continuano a mettere in luce in tutto il Paese?
La grande distribuzione è purtroppo diventata l’ultimo anello di un processo completamente industrializzato dell’agricoltura del cibo e delle relazioni. La sua funzione deve cambiare. Noi operiamo in questo senso.
Dal 1 al 3 ottobre a Fondi, proprio con Tempi Moderni, vi occuperete, con una tre giorni piena di autorità importanti, di agricoltura, di cibo che vuole cambiare il mondo, di giustizia sociale e di legalità. Di cosa si tratta e cosa si aspetta da questa iniziativa?
Significa riuscire a dare un contributo concreto come appoggio di molti alla battaglia sul territorio di Tempi Moderni e insieme riuscire ad aprire una breccia sul territorio per supportare lo sviluppo di un'impresa che diventi modello ed esempio per molti in termini di buona e rispettosa agricoltura, di integrazione, di lavoro giusto.
Vi occuperete anche di "Mediterranei" e coinvolgerete anche le università di vari paesi. Qual è il vostro obiettivo? A quale scopo quest'impegno così ampio sui temi dei diritti e del cibo?
Tutto questo è Mediterraneo del futuro. Il mediterraneo nella sua storia è stato molte cose: noi ci battiamo perché diventi terra di incontro e di pace, di cibo sano e convivenza. Per questo la terra come le persone hanno bisogno di giustizia.Area degli allegati