Premio Matumaini 2021 a Marco Omizzolo, presidente di Tempi Moderni. Un riconoscimento importante per il lavoro collettivo di tutti

Condividi
05 settembre 2021

Il presidente di Tempi Moderni, Marco Omizzolo, ha ricevuto nella serata del 3 settembre scorso nell'ambito del Festival Flumen - Festival dell'Ecologia, della Non Violenza e delle Migrazioni di Fiumicino, il Premio MATUMAINI 2021 per il suo impegno in favore dei diritti e della giustizia.

La motivazione del premio è indicativa del percorso compiuto e dei risultati ottenuti:
"Il premio Matumaini vuole essere un riconoscimento a chi con l'esempio della sua vita personale e professionale ha testimoniato il valore della Solidarietà e del Dono volgendo lo sguardo verso "l'Altro", contribuendo a mantenere viva la fiamma della Speranza in un mondo migliore.

Al sociologo Marco Omizzolo, per il suo impegno civile e per la sua coraggiosa opera contro ogni forma di ingiustizia, di discriminazione e in difesa della legalità, attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento nel lavoro agricolo. Esempio e testimonianza di nonviolenza, che accoglie e difende i diritti umani contro le politiche della paura e dell'esclusione, mantenendo via la fiammella della speranza nello Stato di Diritto e nella Giustizia".

Un premio importante che, ha dichiarato Omizzolo dopo aver ringraziato l'organizzazione, "va diviso con chi ha lottato con me e in particolare i lavoratori e le lavoratrici di origine indiana che hanno alzato la schiena dinnanzi allo sfruttamento e al caporalato per denunciare non solo padroni e padrini ma iniziato un percorso non violento di formazione, coscientizzazione ed emancipazione da ogni forma di razzismo, indifferenza ed emarginazione".

Il premio Matumaini è certamente il riconoscimento di un percorso comune che, per quanto complesso e difficile, può restituire dignità e libertà alle donne e agli uomini vittime di violenza, sfruttamento e discriminazione.

Ancora Omizzolo ha dichiarato di voler "condividere il premio con Balbir Singh, bracciante di origine indiana che per 6 anni ha vissuto in un regime di schiavitù, vittima di minacce di morte, violenza, segregazione e forme molto gravi di sfruttamento e che però ha avuto la forza di denunciare il suo sfruttatore permettendone l'arresto e l'avvio del relativo processo. Un esempio straordinario di lotta civile e non violenta per la riconquista della propria libertà. Peraltro Balbir si è costituito parte civile nel relativo processo e grazie al suo impegno ha anche ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia ora divenuto di lungo periodo".

Tempi Moderni sta proseguendo questo impegno mediante il progetto "Dignità Joban Singh" insieme agli avvocati dell'associazione Progetto Diritti e in particolare all'avv. Arturo Salerni e all'avv. Silvia Calderoni, a vari mediatori e all'associazione indiana Eknur, per vedere riconosciuti i diritti umani e del lavoro a tutti gli uomini e le donne, nessuno/a escluso.

Leggi anche