Presenti in Repubblica Centrafricana dal 2018 a sostegno di Faustin-Archange Touadera, i contractors russi non vanno molto per il sottile. Ingaggiati per eliminare le fazioni ribelli, i mercenari del Wagner uccidono con facilità anche i ragazzini. E ottengono licenze a basso costo per estrarre oro, diamanti e rame. Di recente sono comparsi anche in Sudan.
In questi giorni il governo (golpista) del Sudan ha negato che i paramilitari russi del famigerato Gruppo Wagner siano arrivati anche lì da loro, nel Paese travolto dal caos politico. A dar manforte ad un esercito delegittimato dall’opinione pubblica sudanese (contraria al Colpo di Stato del 25 ottobre scorso), sarebbero i paramilitari più celebri del momento, al soldo di Mosca e dei leader africani in difetto di democrazia. In un comunicato divulgato la settimana scorsa, il ministro degli Esteri di Khartoum smentisce però ogni accusa relativa alla presenza dei mercenari in Sudan, e nega il collegamento tra questi e le miniere d’oro del Paese, praticamente depredate. Gli ambasciatori di Gran Bretagna, Stati Uniti e Norvegia, invece, insistono che «le interferenze» russe in Sudan sono oramai una realtà accertata. I contractors del Wagner Group sono presenti in Africa generalmente laddove il vuoto di democrazia, la guerriglia permanente, lo Stato fallito e i ribelli armati (spesso dall’Occidente e dall’Arabia Saudita) imperversano.
Il Paese che più di ogni altro manifesta “l’ingombrante presenza” del Wagner è il Centrafrica di Faustin-Archange Touadera, dove i contractors russi sono stati ingaggiati per combattere le fazioni ribelli da anni in lotta tra di loro. Il grosso problema del Centrafrica (e anche del Sahel per la verità) è che i paramilitari collegati a Mosca non vanno troppo per il sottile: i loro fucili sparano con grande facilità. Anche quando il target sono civili inermi e ragazzini senza colpa né difesa.
«Il Wagner Group esiste dal 2014, ma i mercenari sono stati richiesti dal governo di Touadera in Centrafrica solo nel 2018», ci spiega Federica Saini Fasanotti, ricercatrice senior dell’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
«Il presidente, allora come oggi, si trovava in enormi difficoltà, dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva dichiarato l'embargo sulle armi in Centrafrica». E quindi ha ben pensato di farsi aiutare. Parliamo di un Paese in guerra civile e alle prese con milizie armate anti governative – le molte fazioni ribelli - composte da ragazzini combattenti per pochi spiccioli.
I contractors “privati” russi, ingaggiati per eliminarli, hanno inizialmente rifornito l'esercito della Repubblica Centrafricana di armi e istruttori, «poi, come dire, si sono allargati, favorendo perfino Mosca nell'ottenere licenze per l'estrazione di oro e diamanti», dice Saini Fasanotti. Una cosa è certa, il Gruppo Wagner si è reso colpevole di diverse violazioni dei diritti umani gravissime in Centrafrica: chi è responsabile per questo? Ci sono regole d'ingaggio chiare?
«Il Wagner ufficialmente non dipende dal Cremlino che anzi nel marzo del 2018 ha varato una legge contro questo tipo di organizzazioni armate – spiega Fasanotti - In questo modo, ufficialmente, il governo russo non deve rispondere alle loro azioni all'estero. Esse tuttavia sono un ottimo strumento per compiere operazioni ben oltre il limite della legge internazionale e non venire ritenuti responsabili a livello governativo».
In Centrafrica il gruppo di sicari è diventato l’incubo della popolazione civile e dei ragazzini. «I mercenari sono sempre più ingombranti e hanno preso il sopravvento pure sull’esercito governativo: sono spesso molto violenti, non hanno mezze misure, sono qui per sostenere il presidente Touadera e combattere le milizie armate.
Però accade che uccidano dei civili inermi, magari solo perché li confondono per dei ribelli. Ma spesso si tratta di ragazzini del posto che non possono difendersi», ci racconta anche suor Elvira Tutolo, missionaria a Bangui da anni.
Una importante inchiesta della Cnn e di The Sentry indaga sull’eccidio di civili da parte dei russi. Si tratta di una delle pagine più buie della storia recente del Paese: la tortura e l’uccisione di diversi civili (tra cui dei bambini) da parte dei mercenari russi, il 15 febbraio dello scorso anno.
I contractors cercavano i ribelli Seleka, ma secondo molti testimoni hanno aperto il fuoco contro i civili, molti dei quali nascosti nella moschea di Taqwa, come si legge nell’inchiesta della CNN “It was our children they killed”.
«Non c’era un solo Seleka nella moschea, hanno ucciso soltanto la popolazione civile. Non abbiamo visto un solo corpo di Seleka a terra, erano i nostri bambini quelli che hanno ammazzato!», racconta una testimone.
Un ragazzo di 20 anni, Abdoulaye, ha raccontato alla CNN di essere uscito fuori, assieme ad altri giovani e di avere alzato le mani in segno di resa. Dopo averli perquisiti i russi hanno iniziato a sparare. «Eravamo a cinque metri da loro quando hanno aperto il fuoco», ricorda Abdoulaye, mostrando con le mani che cosa accadde quel giorno. «Quattro ragazzi sono stati uccisi, uno è scappato saltando il muro», ricorda. Il sesto sopravvissuto è lui, che ora può testimoniare. L'inchiesta va avanti ma anche la mattanza dei civili prosegue in Centrafrica.
(Una versione differente ed estesa di questo pezzo è stato pubblicato sul numero di aprile di Popoli e Missione e sul sito http://www.popoliemissione.it/i-contractors-del-gruppo-wagner-e-lalibi-del-cremlino-in-africa/).
Armi e mercenari russi in Centrafrica (e Sudan)
Giornalista professionista dal 2005, si occupa di diritti umani, economia predatoria in Africa e lotta alla povertà. Ha lavorato nelle agenzie di stampa, da Agi, a Reuters ad Adnkronos.
29 marzo 2022