A sostegno di Sara Manisera e contro la denuncia per diffamazione avanzata a suo carico, senza ragione alcuna, dal Comune di Abbiategrasso, Tempi Moderni pubblica il comunicato di Sara, rinnovandole la nostra solidarietà e impegno a partecipare a qualunque iniziativa volta a fare giustizia contro qualunque organizzazione criminale, mafiosa, intimidazione, denuncia temeraria, indebita pressione rivolta nei confronti di chi si batte, con onestà e impegno, per il prevalere della democrazia e del diritto.
"ll Comune di Abbiategrasso, in data 1 settembre 2022, ha adottato una delibera di giunta per avviare una denuncia di querela per diffamazione nei miei confronti, per una frase da me pronunciata in data 08-06-2022, nell’ambito del Premio Nazionale Giovani Diego Tajani a Cutro, in provincia di Crotone.In quella data, sono stata premiata insieme al procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, lo scrittore Antonio Nicaso e l’esperto di mafie il dottor Isaia Sales per la mia attività giornalistica e per il mio impegno civile.
Durante la premiazione, davanti agli studenti e alle studentesse del territorio calabrese, ho pronunciato la seguente frase “Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento, i centri commerciali”.
La frase faceva parte di un discorso più ampio e generico in cui invitavo gli studenti e le studentesse a porre attenzione alla tutela dell’ambiente e del loro territorio, spiegando loro che le mafie oggi sono ovunque, anche al nord – non solo in Calabria – e che riciclano parte dei loro proventi illeciti nel cemento e nella costruzione. E che il primo passo per difendersi dall’infiltrazione delle organizzazioni di stampo mafioso è proprio la difesa dell’ambiente. La mia frase è stata estrapolata e decontestualizzata. Il suo senso è stato gravemente stravolto, come se mi riferissi all’attuale amministrazione comunale di Abbiategrasso. In realtà, non mi riferivo né a un politico specifico, né al comune – inteso come istituzione -, ma genericamente al territorio di Abbiategrasso e alla sua storia, non immune, in passato, alla presenza di organizzazioni di stampo mafioso.
La giunta di Abbiategrasso ha scelto di denunciarmi per diffamazione senza nemmeno accertare quello che intendessi dire. Non mi ha chiesto di rettificare – una prassi normale in genere – non ha richiesto un incontro pubblico, né ha smentito le mie affermazioni. Eppure la dialettica tra stampa e istituzioni dovrebbe essere di grande importanza democratica.
Sono una giornalista, ho il diritto di informare e di criticare e sono ovviamente disponibile a un confronto pubblico, perché la mafia è un tema di interesse pubblico, non solo giudiziario. Ribadisco che le mie parole si riferivano al territorio comunale di Abbiategrasso – e su questo ci sono tanti elementi – provati anche da sentenze penali, ricerche universitarie, report dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata – che dimostrano la presenza di clan e di esponenti di organizzazioni di stampo mafioso sul territorio abbiatense da decenni.
La pervasività delle mafie nel tessuto economico, sociale, culturale e politico avviene su più fronti. E, Abbiategrasso non ne è escluso. Ciò non significa che gli amministratori siano sempre complici, anzi. Ma significa che essi dovrebbero prestare molta attenzione alle modalità di infiltrazione delle mafie nel territorio comunale, nelle attività economiche, commerciali e edilizie. E dovrebbero parlarne, non denunciare (soprattutto con soldi pubblici) chi ne parla.
“Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”, Paolo Borsellino".
Il ritratto di Sara Marisera è di Alekos Prete