Signore e signori benvenuto alla riunione del Consiglio di Amministrazione della SSU (Società Senza Umanità) che come sapete ha come oggetto sociale la valutazione dei fenomeni senza alcuna considerazione emotiva o sentimentale ma con esclusivo riferimento a dati oggettivi.
Oggi siamo chiamati ad esprimerci sul fenomeno dell’immigrazione c.d. economica irregolare per valutarne le potenzialità gli effetti nella nostra società.
Secondo l’OIM1 l’immigrazione irregolare può essere definita come il movimento delle persone che avviene al di fuori delle leggi, regolamenti o accordi internazionali che governano l’entrata o l’uscita dallo stato di origine , transito o destinazione. Inoltre si trova in condizione di irregolarità anche chi continua a soggiornare in un paese dopo che il proprio titolo è scaduto. Consideriamo che il modello italiano di contrasto all’immigrazione irregolare risulta inefficace nei fatti, oltre cinquecentomila migranti irregolari in Italia, oltre che fonte di sistematiche violazioni dei diritti dei migranti2.
Non ci interesseremo dei richiedenti asilo e dei rifugiati in genere trattandosi di un fenomeno che deve trovare una sistemazione a livello europeo coinvolgendo valutazioni di politica generali. Infatti mentre in tema di immigrazione la potestà normativa è esercitata quasi esclusivamente dal legislatore nazionale, per quanto riguarda la materia dell’asilo l’attività del Parlamento è scandita delle Direttive dell’Unione Europea, alle quali occorre dare attuazione3. Per altro sotto questo profilo l’Italia è al quarto posto in Europa nel 2021 per numero di richiedendo asilo (45 mila contro i 148 mila della Germania, 104 mila della Francia e 62 mila della Spagna). Nel decennio la Germania è sempre prima con 2,3 milioni di richiedenti seguita dalla Francia con 863 mila e dall’Italia con 592 mila. Se si rapporta il numero dei richiedenti asilo del 2021 con quello della popolazione, si scopre che in quell’anno la Germania ha accolto un richiedente asilo ogni 561 abitanti, la Francia uno ogni 652, l’Italia uno ogni 1.308. Sui 27 Stati membri dell’Ue, il dato italiano era il quindicesimo più alto4.
Un primo dato di conoscenza per valutare la situazione è il saldo negativo del movimento migratorio dei cittadini italiani: negli ultimi due anni meno 525.200, tutti in età lavorativa5.
Secondo dato utile per la nostra riflessione: la popolazione residente dal tetto massimo del 2014 (60.795.000) si è attestato nel 2021 a 58.983.0006. Stiamo diventando sempre di meno e le prospettive sono assolutamente allarmanti: fra il 2020 e il 2070 l'Italia scenderà a 47,6 milioni . I tecnici dell'Istat che hanno stilato la proiezione con metodologie Eurostat e United Nations Population Division, lo chiamano "inverno demografico"7.
Il terzo dato che offro alla vostra riflessione riguarda il fenomeno dell’invecchiamento della nostra popolazione ed è l’elemento più preoccupante. Nel nostro paese gli over 64 sono passati dal 21% al 23% e l’indice di vecchiaia (rapporto under 14/ over 64) è attestato a 188. Se non consideriamo gli immigrati (che sono l’8% della popolazione che sono per quattro quinti in età lavorativa) il rapporto sale a 210: ogni under 14 avrà sulle spalle come spesa previdenziale 2,10 over 648. Da un punto di vista delle prospettive pensionistiche del paese un annunciato default, se non si interviene. Dall’analisi delle variazioni per grandi fasce di età emerge in prospettiva una marcata riduzione della popolazione adulta in età lavorativa (15-64 anni), da 37,5 milioni del 2022 a 30,7 milioni del 2042 (-6,8 milioni, -18,1%). Inoltre, si registra un aumento della popolazione non in età lavorativa (under 15 e over 64), da 21,5 milioni del 2022 a 25,3 milioni del 2042 (+3,8 milioni, +17,6%), risultato di una consistente diminuzione del numero di giovani (-1,1 milioni, -14,3%) e di una contestuale e robusta crescita del numero di anziani (+4,9 milioni, +34,6%)9. Il fenomeno per altro è stato studiato a livello mondiale10 e si parla a riguardo di transizione demografica, un processo che porta i paesi da una situazione di alta natalità a una di bassa natalità con diminuzione della popolazione e contestualmente dal ringiovanimento all’invecchiamento della popolazione stessa11. Senza l’apporto degli immigrati il tendenziale invecchiamento della popolazione italiana porterebbe ad una diminuzione della popolazione in età di lavoro tale da incidere sensibilmente sul tasso di occupazione. Per altro è importante rilevare che in assenza di provvedimenti per agevolare i flussi in ingresso di cittadini in cerca di occupazione la tendenza all’invecchiamento della popolazione straniera , presente da alcuni anni, continuerà intaccando anche la quota di persone in età da lavoro , con tutte le conseguenze sul piano produttivo e previdenziale12.
Questo inverno demografico dovrebbe essere al primo posto nelle preoccupazioni di piani indirizzati alle prospettive di sviluppo del nostro paese in particolare se pensiamo al 'Next Generation Eu' ed al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Leggendo “Italia Domani” il documento di presentazione del PNRR per altro è stato fatto notare come lo stesso sia affetto da un mutismo selettivo se lo leggiamo utilizzando come metodo di esame la reiterazione di alcune parole chiave13. La parola “transizione torna 127 volte (solo la parola digitale è ripetuta più spesso, 143) quindi la chiave di lettura della transizione proposta dal PNRR è quella digitale, unitamente a quella energetica: "Continuando la ricerca, si scopre incredibilmente che ci sono tre fattori di un’ altra transizione che paiono non avere alcuna, o scarsissima, cittadinanza nella visione politica di 'Italia Domani'. Nessuna visione della 'transizione demografica'. Non c’è nessuna reiterazione di attenzione sui fenomeni dell’ 'immigrazione' (parola pronunciata una sola volta in tutto il documento), dello 'spopolamento' di aree del paese (4 volte) e della 'denatalità/invecchiamento' (3 reiterazioni a testa)”. E questo: "In un momento storico in cui l’Europa rappresenta solo il 5% della popolazione mondiale mentre il 4% del mondo è costituito da 'migranti' (di cui una buona parte sono i cosiddetti 'migranti forzati', che non scelgono di migrare, ma sono costretti da fattori ambientali e politici), e di fronte alle proiezioni demografiche che ci dicono che la sola nazione nigeriana avrà a breve la stessa popolosità del continente europeo”14. L’impressione che si ricava da queste valutazione è che la “ next generation” europea sarà caratterizzata, per usare una immagine eufemistica, quantomeno da una grande esperienza e la figura professionale più ricercata non sarà quella dell’informatico ma quella della badante.
Una delle pochissime note positive al riguardo è costituita proprio dal lavoro degli immigrati : nel 2020 il saldo tra il versato e la spesa per loro è positiva per 1,4 miliardi, il dato si ricava dal Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione della Fondazione Leone Moressa15. Tra chi dice che occorre aumentare l’immigrazione regolare per abbattere l’immigrazione clandestina non a caso c’è Tito Boeri, già Presidente dell’Inps, e così la pensa anche l’attuale Presidente Tridico16.
Allora se abbiamo allo stato un numero indicativo di 500.000 immigrati irregolari in Italia17, gli invisibili che sono invisibili solo se ci si volta dall’altra parte, sostanzialmente tutta popolazione in età lavorativa cioè dai 14 ai 64 anni, possiamo avere oggi altri 500.000 lavoratori che una volta in regola contribuiscono allo sviluppo ed alle prospettive del nostro paese. Queste considerazioni esulano dal benché minimo senso di umanità o di solidarietà, in piena sintonia con l’oggetto della nostra società. Le più importanti agenzie implicate nella governance globale non cessano di segnalare come le migrazioni internazionali possano rappresentare un vantaggio per i paesi di destinazione - nel soddisfare le esigenze del mercato del lavoro, concorrere al finanziamento dei sistemi di sicurezza sociale - e, insieme, una fonte di benessere e di stimolo alla crescita degli stessi migranti e i loro paesi di origine18.
Chi può avere un interesse contrario? Evidentemente chi ci guadagna da questa situazione, a cominciare dalla criminalità, spesso parliamo di criminalità organizzata, che approfitta del lavoro nero per rubare prima di tutto ai lavoratori ,sfruttati e a volte schiavizzati, ma anche a tutta la comunità. Ci perde anche l’imprenditoria sana che deve competere con dei bari che sfruttano e non pagano il lavoro19.
Un conto è essere senza umanità un altro è essere senza scrupoli.
Quindi propongo come ordine del giorno la regolarizzazione di tutti i lavoratori irregolari, la confisca di tutti beni derivanti dal lavoro irregolare per la creazione di altri posti di lavoro e la lotta, senza ipocrisie, ad ogni forma di sfruttamento.
Passiamo ai voti.
1 L’Organizzazione internazionale per le Migrazioni fa parte del sistema delle Nazioni Unite e realizza un’attività di ricerca e di elaborazione dati in grado di fornire informazioni utili per chi lavora nell’ambito dello sviluppo delle politiche migratorie teoriche e pratiche.
2 Francesco Paletti e Federico Russo, Le politiche e l’efficacia delle misure di contrasto all’immigrazione irregolare, in Dossier statistico immigrazione, 2022, Idos, Roma, pag.157. Secondo gli autori le misure di contrasto all’immigrazione irregolare si muovono lungo le due direttrici dei controlli alle frontiere, per l’Italia particolarmente problematici, e le espulsioni, ancora meno efficaci se si pensa che solo in poco più di un sesto dei casi, 15,1%, si è realizzato l’accompagnamento alla frontiera. Gli stessi autori evidenziano come lo strumento più efficace per contrastare l’area della irregolarità è sempre stato la regolarizzazione.
3 Fulvio Vassallo Peleologo, Immigrazione e propaganda elettorale a venti anni della legge Bossi Fini, in MicroMega, agosto 2022.
4 Alessandra Ziniti, Migranti, la bugia dell'Italia: sono Germania, Francia e Spagna i Paesi che accolgono molto di più, Repubblica, 12 novembre 2022.
5 Secondo il rapporto Migrantes 2022 l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri in valore assoluto quasi 5,2 milioni, mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero, oltre 5,8 milioni. Sempre secondo il ricordato rapporto è giovane la popolazione che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% e quindi molto lontano dai livelli degli altri paesi europei, 46,1% nel 2020 per l’UE-27.
6 Al 1° gennaio 2022 la popolazione residente in Italia scende, dopo 15 anni, sotto la soglia dei 59 milioni: negli ultimi 8 anni, dal primo gennaio 2014 (punto di massimo della serie storica), il Paese ha perso 1,4 milioni di persone residenti. Beppe De Sario e Nicolò Giangrande, L’impatto della crisi demografica italiana sul lavoro, Fondazione Di Vittorio, luglio 2022.
7 Eugenio Occorsio, Perché non possiamo fare a meno degli immigrati: nel 2030 mancheranno 2 milioni di lavoratori, Repubblica, 1/8/2022.
8 Fulvio Mattioni, Oltre la bla bla economy, Orto della Cultura, Udine, 2022, pag.108; di situazione demografica ogni anno più critica vissuta dall’Italia, caratterizzata da inesorabile denatalità e accanito invecchiamento parla anche il rapporto Migrantes 2022 già richiamato.
9 B. De Sario e N. Giangrande, cit.
10 Lo studio è del Word Population Prospect 2022, che contiene le stime e le proiezioni della popolazione delle Nazioni Unite.
11 Michele Bruni e Antonio Ricci, Il futuro dei flussi migratori: una proposta per la gestione razionale e umana, in Dossier, cit., pag. 21 e seg. Gli autori parlano di tre fasi della transizione demografica: aumento della popolazione a tassi crescenti, a tassi decrescenti e diminuzione della stessa. I paesi più sviluppati, compresa l’Italia, sono nella terza fase, i paesi sottosviluppati sono nella seconda fase.
12 Beppe De Sario, Anziani stranieri: il cambiamento sociale e demografico dell’immigrazione in Italia, in Dossier, cit., pag. 215.
13 Angelo Moretti, Demografia e immigrazione. Investire sul fattore umano o il domani d'Italia non c'è, Avvenire, 2/12/2021.
14 A. Moretti, cit.
15 La Fondazione Leone Moressa è un istituto di studi e ricerche nato nel 2002 da un’iniziativa della Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre CGIA, specializzato nello studio delle fenomenologie e delle problematiche relative alla presenza straniera sul territorio. Allo scopo di diffondere la conoscenza del valore economico degli stranieri in Italia, la Fondazione Leone Moressa promuove la ricerca scientifica rivolta allo studio dell’immigrazione attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati e informazioni sul fenomeno migratorio e sui rapporti multietnici. Sostanzialmente concorda con la stima (si parla di un saldo positivo per il 2020 di circa 1,3 miliardi di euro con stime parsimoniose) Massimo Baldini, Francesco Campomori e Emmanuele Pavolini, Il contributo economico dell’immigrazione, in Dossier , cit., pag. 321.
16 Secondo il rapporto Inps del 2022, il gettito contributivo 2020 riconducibile agli immigrati è stato calcolato di 15,9 miliardi, pari al 9,8 per cento del gettito Inps complessivo.
17 Per l’esattezza 519.000 secondo la Fondazione ISMU, Iniziativa e Studi sulla Multietnicità, Ventisettesimo rapporto sulle migrazioni, Franco Angeli, Milano, 2021, pag. 66.
18 Questo dice il Rapporto 2021 dell’International Labour Organization, l'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale richiamato in Ismu, cit., pag. 121.
19 “Questa situazione è ingestibile persino per i datori di lavoro, che vorrebbero poter ricorrere a un mercato del lavoro legale, in regime di concorrenza non falsata e senza il rischio delle gravi conseguenze penali derivanti anche per l’imprenditore dalla nuova disciplina dell’intermediazione ex art. 603 bis cp Essa incide sull’accesso al lavoro dei cittadini italiani, perché non si tratta di “lavori che gli italiani non vogliono fare”, ma di lavori che vengono oggi svolti in condizioni disumane e prive di dignità” parole del Procuratore Generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi intervenuto nell’Assemblea generale della Corte sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2019.
07 gennaio 2023