Con una modifica contenuta in un disegno di legge che non c’entra niente (non si potrebbe, ma chi se ne importa delle regole) il parlamentare di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese introduce l’art. 9 bis che contiene un attacco ai diritti dei lavoratori così complesso ed articolato da destare incredulità.
Sono quattro commi che contengono ognuno degli intervento che, se andassero in porto, riporterebbero le lancette del diritto del lavoro direttamente agli anni ’50, quando il famoso miracolo economico si faceva sulla pelle dei lavoratori.
Per un’analisi completa ed approfondita della proposta rimando ai comunicati di quanti del fronte progressista (Comma2, Magistratura Democratica, Area, CGIL, UIL per fare solo qualche nome) sono intervenuti. Non la CISL, silente, troppo presa a lodare questo governo.
Mi voglio concentrare sul terzo comma di questo articolo che costituisce un vero capolavoro di inventiva contro la dignità dei lavoratori.
L’art. 36 della Costituzione stabilisce che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.
Sulla base di questo principio visto che la maggioranza di destra si è sempre rifiutata di parlare di salario minimo (cioè la realizzazione dell’art. 36 ricordato) i giudici sono intervenuti per dire in alcune sentenze che le retribuzioni riconosciute non erano in grado di assicurare tale esistenza libera e dignitosa.
Questo genio del Pogliese cosa ti inventa? La grave inadeguatezza.
Infatti, si legge nella proposta di modifica che solo una “grave inadeguatezza dello standard retributivo stabilito dal contratto collettivo di lavoro per il settore e la zona di svolgimento della prestazione, tenuto conto dei livelli di produttività del lavoro e degli indici del costo della vita, come accertati dall'ISTAT” può essere considerata non in linea con la Costituzione.
Sono in corso approfondimenti per comprendere il contenuto della proposta e le possibili ricadute: se una famiglia è disperata perché non arriva alla fine del mese è necessario che ci sia una grave disperazione? Il tutto dipenderà dalla collocazione geografica della famiglia disperata? (con il suo genio Pogliese reintroduce in un sol colpo le gabbie salariali e l’autonomia differenziata).
Ma se si utilizzasse il criterio della gravità la maggior parte dei licenziamenti disciplinari non sarebbero convalidati, la modica quantità di sostanza stupefacente sarebbe esclusa dalle aule di giustizia, si potrebbe rubare purché non in maniera grave, il c.d. decreto sicurezza, che prevede sanzione penali per la sola resistenza passiva, certamente non fatto grave, non esisterebbe più?
Oppure tutto questo è fantasia e si richiede la gravità solo quando si introducono le mani nelle tasche dei lavoratori?
La mia personalissima opinione è che se utilizzassimo i parametri della ragionevolezza e del rispetto dei principi fondamentali indicati dalla Costituzione sarebbe questa maggioranza a risultare gravemente inadeguata ai bisogni del Paese.