Le mie ragioni a sostegno dei quesiti referendari

PhD in sociologia, presidente della coop. In Migrazione e di Tempi Moderni a.p.s.. Si occupa di studi e ricerche sui servizi sociali, sulle migrazioni e sulla criminalità organizzata.
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10 marzo 2025

Questo articolo deriva dall'intervento da me sviluppato il 4 marzo scorso nell'ambito dell'iniziativa organizzata dalla Cgil di Frosinone e Latina al teatro "D'Annunzio" di Latina a sostegno dei prossimi quesiti referendari, alla presenza del segretario della Cgil Maurizio Landini e di tanti/e iscritti al sindacato.
Si tratta di una riflessione che vuole spiegare, sia pure in sintesi, le ragioni fondamentali per cui ho deciso di sostenere i quesiti referendari e di promuovere gli stessi a quanti più cittadini/e possibili per riuscire a vincere questa difficile eppure fondamentale campagna referendaria.
L'istituto referendario, è utile ricordarlo, è in sè, per alcune ragioni che sono propriamente politiche, soprattutto oggi, uno strumento fondamentale per ridare vitalità e dignità alla presenza e alla partecipazione di tutta la cittadinanza alla formazione della volontà politica e delle proposte normative che la stessa cittadinanza considera fondamentali per sè e il proprio futuro.
Ciò vale però solo dopo il mio sincero ringraziamento a tutta la Cgil per la solidarietà costante che ha sempre mostrato nei miei riguardi, soprattutto in quei momenti in cui poteri criminali vari ritenevano di potermi mettere a tacere mediante intimidazioni pericolose e sempre violente.
Tra i cinque quesiti, quello sul quale voglio concentrare il mio intervento, considerando le ragioni già sostenute dagli interventi precedenti con riferimento ai quesiti più lavoristici, riguarda la riduzione da dieci a cinque del numero di anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana ai migranti già residenti in questo Paese.
Sotto questo profilo, lo ricordo a me stesso, l'istituto della cittadinanza non costituisce solo lo strumento fondamentale per l'ottenimento e il godimento di alcuni diritti essenziali, come quello del voto. Ma è l'istituto fondamentale di disciplinamento della comunità politica che informa, innerva e istituisce nella sua pienezza lo stato di diritto vigente e dunque la democrazia. La cittadinanza, infatti, istituisce il diritto di "residenza politica" per tutti/e coloro che, essendo nati in Italia o anche provenendo da altri paesi ma avendo ottenuto la stessa, riescono ad esprimere in pieno e in forma egualitaria la propria volontà civile, politica e culturale, concorrendo a determinare l'organizzazione e la volontà di quello che Sayad chiamerebbe "pensiero di Stato".
In questo senso, il quesito posto, colloca la comunità politica italiana di oggi e con essa il sindacato, che ringrazio per il suo impegno su questo fronte, in rapporto con quella del futuro, auspicabilmente aperta e plurale. Già gli antropologi sul finire dell'Ottocento, a questo riguardo, ci insegnarono che il segreto dell'evoluzione non sta nell'esclusione, che ci rende tutti sempre uguali a noi stessi, ma nell'inclusione, che presuppone la necessaria dialettica tra il noi e gli altri dentro un percorso comune di liberazione e non di autoaffermazione mediante la negazione di coloro che definiamo, senza averne diritto e autorità, come inferiori, carico residuale, sostitutori etnici, subumani o invasori.
Questo quesito, dunque, permette di allargare la comunità politica degli italiani, in chiara e netta controtendenza con chi invece, in Europa e negli Stati Uniti, parla e organizza forme contemporanee di deportazione dei migranti, degli studenti che protestano, delle donne che urlano il loro diritto alla vita, all'uguaglianza, alla libertà, e di quegli intellettuali che alzano la mano per protestare e non solo per applaudire il potere costituito.
Questa dinamica è anche l'unica o almeno la fondamentale occasione per trasformare una classe sociale, ad esempio quella delle lavoratrici e dei lavoratori, per sua natura globale, come Marx ci ha insegnato, in una comunità politica in grado di arrivare al governo del Paese. Un esempio fondamentale in tal senso è Giuseppe Di Vittorio, uomo del Sud Italia, bracciante, comunista, antifascista, fondatore e segretario della Cgil e presidente della Federazione Sindacale Mondiale, che ha dato libertà e futuro a milioni di lavoratori e lavoratrici contro il potere fascista, padronale e latifondario. Oggi questo significa consentire agli "esclusi per legge o reietti", di diventare cittadini, rappresentanti dello Stato e di autodeterminarsi in un posizionamento non più solo attinente alla loro soggettività, in qualità di lavoratori o imprenditori ma anche come soggetti politici capaci di autorappresentare se stessi nello Stato. E' questo un principio e una ragione fondamentale per votare SI al referendum e convincere quante più persone possibili a sostenere questa fondamentale battaglia.
Ci sono tre ragioni fondamentali per me per sostenere e votare SI. Tre ragioni che posso definire in sintesi ma che meriterebbero davvero un impegno anche intellettuale avanzato e continuo.
La prima ragione:- una grande inversione a "U", cioè una virata fondamentale dalla crisi dell'umano e della democrazia in cui stiamo precipitando e che vede la transizione imposta per volontà dello Stato e del Capitale di migliaia di persone, soprattutto migranti, definite come corpi in transito, come afferma Balibar, o utili invasori, come dichiara Ambrosini, deprivati e deportati per volontà politica e capitalistica del loro carattere umano, in persone autonome, con pari dignità, diritti e libertà dei cittadini autoctoni, realizzando così, sebbene ancora con enormi difficoltà, il grande sogno di Martin Luther King. Significa dunque posizionarci tutti insieme verso il ritorno dell'umano, contro le politiche della deportazione di Trump e i concetti di carico residuale, della sostituzione etnica e dell'invasione spesso reclamizzati con interventi pubblici e proposte normative con prepotenza e ignoranza mai conosciuti prima dalla classe politica al governo del Paese. Occasione questa per contrastare un Paese che nel corso degli ultimi anni ha prodotto, applicato e drammaticamente difeso la Bossi-Fini, i vari Decreti Sicurezza, i decreti flussi, il decreto Cutro, lo sbaraccamento dei "ghetti" quale prova di forza dei potenti contro gli indifesi chiamata ipocritamente ritorno alla legalità, istituzionalizzato nel mercato del lavoro italiano, segmentato anche per via etnica, forme diffuse di precarietà, sfruttamento, subordinazione e fragilità, fino a fare dei lavoratori di oggi i poveri di domani, ricattati e umiliati a tempo indeterminato.
La seconda ragione:- il quesito è un'occasione fondamentale per noi tutti per costituirci come comunità politica aperta, pacifista, orientata dalla solidarietà e non dagli interessi, istinti e linguaggi guerrafondai che oggi parlano di guerra mondiale, deterrenza nucleare e di colonialismo contemporaneo. Per questa ragione è una occasione per rivendicare il nostro carattere imprescindibilmente antifascista perchè pienamente coerenti coi valori e la storia della nostra Costituzione nata dalla lotta partigiana e operaia.Contro chi predica odio e razzismo urlando dai balconi dei palazzi del potere di carico residuale, sostituzione etnica, invasione, blocco navale, pericolo democratico o di criminalità diffusa e sovversiva nei riguardi di chi, in modo indistinto, fugge dalle guerre, repressioni, persecuzioni, dittature e dai cambiamenti climatici. La nostra Costituzione è infatti intimamente, anzi geneticamente, inclusiva e non esclusiva ed escludente, come invece i discendenti politici della peggiore destra europea reclama di continuo, minacciando implicitamente il ricorso, nei riguardi dei dissidenti, "all'olio di ricino" del panpenalismo quale arma contro il dissenso e della critica, da associare al sempre amato manganello. Le politiche di tanti paesi occidentali che richiamano la segregazione, formano la marginalità e determinano stati persistenti di povertà e ricattabilità nelle società contemporanee, sono il risultato della più grande impresa politica vigente oggi in italia, che è quella dello sfruttamento. Il quesito sulla cittadinanza del referendum, invece, incrina questa industria grazie a una comunità politica di donne e uomini liberi, indipendenti, nati ovunque nel mondo eppure uniti, contro le retoriche del sangue (jus sanguinis) e del sovranismo.
La terza ragione:- questo referendum ha un valore globale che non dobbiamo sottovalutare. Non ci guarda solo il governo ma l'Occidente intero, che attende un atto di coraggio, di sinistra piena, di avanzamento e non solo di difesa, di rilancio delle ragioni di chi vuole un mondo democratico e non in guerra o compromesso da un capitalismo sovranista, cioè in assillante oscillazione tra forme contemporanee di segregazionismo e di sviluppo economico elitario e irraggiungibile. Sotto questo aspetto ci sono quattro ragioni fondamentali che spiegano l'importanza internazionale di questo referendum.1. contro l'affermarsi in Europa e negli Stati Uniti di politiche, linguaggi, simboli e pratiche fasciste, naziste, segregazioniste, patriarcali e razziste. Penso alla crescita esponenziale dei nazisti in Germania e alla loro proposta di reimmigrazione, alla proposta dell'U.K. di deportare i migranti in Uganda, alla delocalizzazione/deportazione dei migranti in Albania per volontà del governo Meloni, alle espulsioni dei profughi in Francia o alle loro politiche persecutorie a Calais, il muro americano al confine messicano, purtroppo sostenuto da tutti i governi americani degli ultimi anni, o dalla politiche neofasciste dell'asse politico-capitalistico Trump/Musk, oppure Trump/Musk/Meloni, per meglio dire. 2. contro i respingimenti di Stato voluti da questo Paese con gli accordi bilaterali con la Libia e la Tunisia, quelli che hanno esternalizzato e militarizzato i nostri confini, elevando i trafficanti di esseri umani a capi del governo, come il caso Almastri dimostra in modo assolutamente scandaloso (saremo giudicati colpevoli dai nostri nipoti in futuro per quanto compiuto da questo governo in nome del popolo italiano pagando un volo di Stato a un trafficante e torturatore tra i peggiori al mondo).3. per mandare di traverso il bicchiere di vodka a chi brinda in favore dell'asse Trump/Musk/Putin, sperando gli vada di traverso.4. per l'uguaglianza, ancora tutta da conquistare, facendo di questo referendum un'azione di resistenza intimamente democratica che consente ai migranti di essere un pò più "uguali" a noi e a noi di perdere, almeno un pò, le nostre catene.
Non resta, dunque, che impegnarsi, come sempre abbiamo fatto, per vincere questa battaglia e poi le prossime fino a risolvere la contraddizione di questo tempo in cui i poveri sono considerati invasori da affogare o respingere e i fascisti invece classe dirigente e governo del Paese.
Buon voto!!

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