Andrea Billau: Oggi ci occupiamo di sfruttamento del lavoro e dei marchi della moda, dell' alta moda, e quindi del caso Loro Piana. Un marchio che è stato o messo sotto amministrazione fiduciaria dalla Tribunale di Milano perché non ha controllato, l' azienda, i subappalti, e in particolaredi di un' azienda che è stata appunto subappaltatrice della tessitura di maglioni di cashmere. Un’azienda che ha utilizzato lavoratori cinesi in modo abbastanza “classico” nello sfruttare questi lavoratori, allestendo dormitori nell'azienda e avendo appunto sempre a disposizione questi lavoratori sottopagati e con orari di lavoro incredibili. Di tutto questo vogliamo parlare con chi insomma se ne occupa da anni e cioè Marco Omizzolo, ricercatore Eurispes, che si è occupato particolarmente dei lavoratori agricoli della Piana Pontina, ma che ha presente tutta la filiera industriale italiana e questo problema che, normalmente, va sotto il titolo di caporalato (ma è anche riduttivo e chiamarlo così). benvenuto nuovamente sulle frequenze di Radio Radicale
Marco Omizzolo: Grazie mille, è un piacere.
Andrea Billau: Allora, Marco: come hai preso questa notizia del amministrazione fiduciaria di Loro Piana?
Marco Omizzolo: Drammaticamente non come una novità. Nel senso che non è la prima volta che un sistema di sfruttamento organizzato, pianificato, e possiamo diredi natura internazionale - perché parliamo per l' appunto di moda di livello particolarmente alto, esportato in tutto almeno l' Occidente - viene intercettata dal sistema di indagine delle procure, soprattutto da parte dalla Procura di Milano, che di rivela che cosa? Quello che poi noi immaginiamo trovare soltanto in agricoltura: cioè condizioni di grave emarginazione, sfruttamento e gravissimo disagio abitativo. Lo abbiamo trovato storicamente a Prato, e lo ritroviamo nell' alta moda italiana, esportata nel mondo, a dimostrazione del fatto che sul versante dello sfruttamento lavorativo, in particolar modo dei migranti ma non soltanto, bisogna alzare lo guardo e di iniziare ad investigare su diversi settori. C'è un aspetto importante se posso dire però rispetto a questa tematica: la condotta che la Procura ha individuato come “degna di attività di indagine repressiva” è quella “agevolatoria”. Lo affermano I giudici, e questo è un punto importante perché apparì scrivono espressamente “connessa in modo strutturale ed endemico – molto interessante - all' organizzazione della produzione da parte della società”. Cioè a dire: la società non sfruttava direttamente, ma non ha controllato perché quelli non controllo era comunque propedeutico ad una produzione che produceva profitti milionarie. E questo è un elemento di grande novità nell' analisi e nello studio di questo fenomeno: non solo la diretta responsabilità, ma anche quelli indiretta responsabilità che comunque produce ritorni economici rilevantissimi.
Andrea Billau: Ecco, tra l' altro, come già si sapeva. Dicevo, tu ti sei occupato principalmente della Pianura Pontina, e molto spesso si è parlato di caporalato nel Sud no del Paese. Ma appunto, in realtà, come hanno rivelato molte indagini giornalistiche e anche provvedimenti giudiziari, questo al Nord esteso, eccome …
Marco Omizzolo: Sì, assolutamente sì. Ormai possiamo affermare che il fenomeno dello sfruttamento - io dico padronato e anche caporalato - sono presenti non soltanto in tutto il Paese, sia pure con declinazioni diverse a seconda del settore produttivo e delle caratteristiche dello stesso. Ma il fatto che in Europa finalmente si avviano delle attività di indagine, e anche di denuncia pubblica molto forte nel Nord del Paese, non è soltanto motivo di riflessione perché il fenomeno è stato sdoganato dal Meridione, ma ci deve fare immaginare anche per la dimensione dicevamo prima di queste imprese. Sono imprese internazionali, sono imprese gestite da manager, che girano poi nel corso della loro esperienza lavorativa per molte altre imprese: il ché rinvia a una esposizione internazionale. Io spero che presto leggeremo di attività di indagine e di procure anche di altri Paesi europei dove il fenomeno è altrettanto presente, e va altrettanto bene monitorato e denunciato. Quindi, finalmente, è ancora una volta si va fuori l’ambito soltanto agricolo, soltanto bracciantile, soltanto di alcune inizi occupazionali, e si svolge una critica che purtroppo è ancora soltanto delle procure, quindi soltanto del potere giudiziario. Bisogna, ed è necessario, che questa critica diventi anche politico culturale e sociale, quindi ben più ampia, perché il panorama è davvero fosco ed è davvero preoccupante. D' altro canto, come hai correttamente detto, lì c' erano persone che abitavano in condizioni davvero miserrime, gravemente sfruttate e gravemente impoverite. Possiamo accettare tutto questo? Io penso di no.
Andrea Billau: Ecco, io vorrei a questo punto tornare invece un momento sulla pianura Pontina, perché a parte questo fatto – diamo la notizia a nosti ascoltatori, ossia che non è stato dato il permesso a Radio Radicale di registrare il processo di Satnam Singh -, volevo appunto che tu decidesse invece un' altra notizia, che riguarda un caso simile a quello che abbiamo trattato in un'altra intervista sul tuo libro. Si parlava di una reclusione di un bracciante indiano.
Marco Omizzolo: BalbirAndrea Billau: Sì, che appunto era stato recluso per anni nella accanto al ristorante dove lavorava. E questo sia ripetuto proprio nei giorni scorsi, o sbaglio?
Marco Omizzolo: No, è assolutamente così. Anche nei giorni scorsi che ha ripetuta la stessa storia, segno che le drammatiche conseguenze di questi casi, a partire da quello di Satnam ma anche a quello di Balbir e molti altri, hanno prodotto - lo dico anche provocatoriamente - un fuoco di paglia, perché se il fenomeno persiste vuol dire che non è stata cambiata la struttura di questo sistema. Pochi giorni fa è stato individuato dalle forze dell'ordine un lavoratore che lavorava senza alcun genere di misure di sicurezza, cioè scalzo, sotto il sole leonino di questo periodo, all' interno di una cliente; abitava all' interno di questa grande in un capanno, quindi immagina le condizioni di salute, l'esposizione psicofisica di questa persona, senza un contratto di lavoro, senza un permesso di soggiorno, sotto il ricatto costante nell'attività lavorativa del proprietario di quest'impresa, in condizioni quindi anche in questo caso estremamente gravi. E qui però interviene un elemento di critica fondamentale: quest' uomo aveva tutto il diritto, una volta intercettato dallo Stato, dalle forze dell'ordine, di cambiare il suo status giuridico: di passare dalla persona senza permesso di soggiorno è gravemente sfruttata ad una persona invece regolarmente soggiornante, o comunque accompagnato in questo percorso, almeno come attività di risarcimento. Ed invece per via della normativa vigente, in particolar modo la Bossi-Fini, I crediti sicurezze e quant' altro, è stato possiamo dire “cornuto e mazziato”: è stato sfruttato, e poi un decreto di espulsione, perché riconosciuto come irregolare o clandestino. Io credo che qui vi sia un elemento di ingiustizia dello Stato: lo Stato che non produce giustizia, ma produce ingiustizia, perché aggrediscel' emarginato, il reietto facendolo diventare clandestino, e poi prevedendo l' espulsione. Su questo bisogna fare, come dicevo, una grande battaglia politico-culturale per cambiare la normativa vigente. Altrimenti diamo anche un segnale a tutti coloro che pur vivono questa condizione, ma sanno che denunciando o parlando con un giornalista rispetto alla propria condizione, non rischiano di passare dall' illegalità la legalità, ma dall'illegalità all' espulsione perché accusati di essere degli invasori. E credo che questo indichi quel famoso effetto specchio delle migrazioni, che sta specificare che forse noi abbiamo un problema con questo tema, perché continuiamo ad individuarli come un problema e non invece come uomini che hanno il pieno diritto a vivere un' esistenza dignitosa come prevede la nostra Carta Costituzionale.
Andrea Billau: Allora io ringrazio Marco Omizzolo, con cui abbiamo parlato del caso Loro Piana, ma poi siamo ritornati anche nella piana Pontina.
Marco Omizzolo: Grazie a voi.