Gli indigeni Yanomami sono costretti a vivere “in una situazione di ‘genocidio programmato’ in Brasile, non solo per via delle omissioni da parte del potere esecutivo, ma a causa di qualcosa di ben più grave, direi di molto simile ad un omicidio colposo”. All’origine di tutto c’è un mercato dell’oro fuori controllo in Roraima, con le molte attività di cercatori d’oro illegali e lo sconvolgimento totale delle vite delle comunità.
A parlarcene e a denunciare la penosa morte di migliaia di Yanomami, è padre Corrado Dalmonego, missionario della Consolata che vive ed opera esattamente nella regione nel mirino dei cercatori d’oro. Dove pochi giorni il Presidente Lula ha promesso di intervenire per eliminare l’attività delle miniere illegali e dichiarato lo stato di emergenza sanitario per le popolazioni indigene.
La morte per denutrizione e per malattia delle centinaia di persone di Roraima, nell’Amazzonia brasiliana, da anni sotto attacco predatorio dei garimpos (i cercatori d’oro illegali), ha scioccato il mondo intero.
Ma tutto ciò, argomenta il missionario, Padre Dalmonego, “si trascina da anni e non sono mancate le denunce continue da parte di attivisti, comunità e missionari, presso tutte le istanze del potere in Brasile; dal Congresso ai ministeri, dal potere giudiziario fino al supremo tribunale federale”. A poco è servito denunciare finora.
Abbiamo sentito padre Corrado al telefono a qualche giorno dal termine del Convegno dei missionari italiani in Brasile al quale ha preso parte. Come un fiume in piena ci ha raccontato l’intera vicenda che continua a travolgere le comunità indigene nel silenzio pressochè totale del mondo.
«Ma come siamo arrivati a tutto questo? – si chiede il missionario – con un processo lungo e doloroso, che presenta aspetti locali qui in Roraima, ma anche elementi globali: uno dei quali è il mercato dell’oro fuori controllo».
Quando aumenta il prezzo dell’oro, dice padre Corrado, «aumentano i crimini nei territori sfruttati. L’aumento globale del prezzo dell’oro ha provocato una nuova corsa all’oro nei territori amazzonici e in particolare nel nord del Brasile, dove 9 milioni di ettari di terra sono abitati da 28mila persone, gli Yanomami». I garimpos, dicono gli Yanomami “distruggono i nostri orti, non si chiedono chi ha coltivato la terra, semplicemente sono mangiatori di suolo e divoratori di terra. Ci stupiamo della denutrizione degli indigeni? Ma no! Essa è dovuta alla distruzione delle risorse naturali, di cui gli Yanomami fanno uso per il proprio mantenimento”, spiega il missionario che all’interno della Chiesa locale si spende ogni giorno per portare all’attenzione del mondo queste violazioni. Stanno circolando foto di persone denutrite che muoiono e nel contempo “c’è un tentativo ridicolo e maligno di mascherare la situazione reale”, facendola passare per marginale.
La corsa all’oro di questi anni va «ripetendo quanto avvenuto in queste terre negli anni ’90, ma è se possibile anche peggiore».
Il primo massacro della comunità Yanomami di Haximu, nell’Amazzonia venezuelana, fu compiuto da 22 cercatori d’oro brasiliani nel 1993: i minatori uccisero donne, bambini e anziani, e mutilarono un neonato con un machete.
«L’attuale ministro della giustizia ha proposto di classificare quello oggi in corso come genocidio – spiega ancora padre Corrado – ma ricordiamo che nel 1993 il massacro di Haximu è stato il primo crimine classificato come genocidio, e allora furono massacrati dai garimpos brasiliani. Oggi ci sono vincoli internazionali e tecnologie e macchinari e finanziamenti che ritornano, con attività illegali e criminali ancora più distruttive. L’invasione del territorio “è stata consentita da élite locali legate ad imprese private e a politici vicini a Jair Bolsonaro, smascherati dalle inchieste di polizia”.
All’invasione del territorio Yanomami si è aggiunta negli ultimi anni anche “una destrutturazione del sistema sanitario – dice – Nonostante fossero sempre aumentate le risorse finanziarie, non sono state applicate ad azioni che migliorano la salute del popolo”.
Cattiva amministrazione e uso dei fondi per altri scopi hanno inciso sull’assistenza sanitaria, distruggendola: “Un’azione criminale intenzionale per eliminare questo popolo”.Ci sono state proposte di legge per legalizzare l’attività dei garimpos ma l’unica soluzione è eliminare del tutto la loro azione di cercatori d’oro. “Nessuno ha la bacchetta magica – spiega padre Corrado – neanche il neo-presidente Lula ce l’ha, nonostante lui abbia detto ai giornalisti che non ci saranno più garimpos illegali, e che si impegnerà per questo. Ma io penso che ci vorranno anni…Credo che ci vorranno almeno dieci anni per riuscire a recuperare la distruzione cui siamo stati abituati. Se c’è volontà politica si può fare…ma la società civile dovrà come sempre avere cuore e testa aperti e concentrati sull’azione del governo, perché Lula non può fare magie.
Siamo in un Paese democratico e abbiamo un Congresso estremamente complesso e articolato, fatto anche dai rappresentanti dell’agro-business”. Dal canto suo la Chiesa del Roraima si impegna da almeno venti anni e ha iniziato la sua presenza qui durante la prima corsa all’oro negli anni Novanta. “Noi come missionari della Consolata – conferma padre Corrado – siamo inseriti in questa Chiesa di Roraima, avendo come finalità l’attenzione ai popoli indigeni, collaboriamo con associazioni locali in diverse attività soprattutto di articolazione politica, elaborazione di relazioni e accompagnamento ed assistenza”.
Brasile: “Genocidio programmato” contro gli Yanomami
Giornalista professionista dal 2005, si occupa di diritti umani, economia predatoria in Africa e lotta alla povertà. Ha lavorato nelle agenzie di stampa, da Agi, a Reuters ad Adnkronos.
26 gennaio 2023