Migranti. Respingimenti: sempre più disco verde alla Guardia Costiera libica

Giornalista, già responsabile delle edizioni regionali e vice capo redattore della cronaca di Roma de Il Messaggero, ha approfondito i problemi dell’immigrazione.
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19 febbraio 2024

Un pool europeo di giornalisti d’inchiesta ha denunciato che l’agenzia Ue Frontex, a partire dal gennaio 2021, ha inviato circa 2.200 e-mail alla Guardia Costiera libica per segnalare la posizione di barche di migranti in rotta nel Mediterraneo centrale verso l’Italia o Malta. Si spiega così come mai le motovedette di Tripoli, che non dispone di una centrale operativa e meno che mai di una flotta aerea da ricognizione, siano arrivate con facilità a intercettare quelle barche per catturare le persone a bordo e deportarle in Libia. E’ un altro tassello della delega totale assegnata dall’Unione Europea e dall’Italia alla Libia come “gendarme del mare”, con il mandato di bloccare i profughi/migranti alle soglie della Fortezza Europa, sulla scia del memorandum Italia-Libia firmato nel febbraio 2017 e della finzione della zona Sar libica. “Finzione” perché Tripoli non ha alcun requisito per gestire, organizzare e condurre operazioni di soccorso. A cominciare dal fatto che la Libia non può essere in alcun modo ritenuta un “luogo sicuro” per lo sbarco dei naufraghi/migranti.

C’è però un altro aspetto da considerare. Sono sempre più frequenti i casi in cui i respingimenti di migranti nel Mediterraneo centrale vengono commissionati a navi commerciali o quelli di barche abbandonate in mare fino all’arrivo delle motovedette della Guardia Costiera libica nonostante la presenza in zona di unità private (come cargo, petroliere, ecc.) che potrebbero prestare soccorso ma non vengono mobilitate o al massimo ricevono la disposizione di restare in attesa fino all’intervento della marina libica.

Anche in passato non sono mancati respingimenti effettuati da navi commerciali. I due più clamorosi sono quello della nave Asso 28 nel luglio 2018 (101 migranti ricondotti a Tripoli) che ha portato alla condanna del comandante, e quello della nave panamense Nivin (93 persone respinte a Misurata) nel novembre 2018 per il quale la Forensic Oceanography della Goldsmith University di Londra ha pesantemente chiamato in causa la centrale Mrcc di Roma. Si è sempre trattato, però, di casi sporadici. Ora ci sono elementi che fanno pensare a una pratica più sistematica, forse non disgiunta dai frequenti episodi di abbandono in mare di barche in difficoltà, per consegnarle di fatto alla guardia costiera libica.

Il Comitato Nuovi Desaparecidos segue da tempo questo problema. Il primo caso su cui si è indagato (prima ancora di quelli della Nivin e della Asso 28) è quello di circa 90 profughi, in maggioranza eritrei, riportati in Libia il 30 giugno 2018 da una delle navi a servizio della piattaforma petrolifera di Zuwara che i naufraghi non sono riusciti a individuare: forse la Vos Thalassa. E’ sulla base di questa esperienza che, il 21 giugno 2021, l’attenzione si è focalizzata sul respingimento di massa indiscriminato di oltre 170 migranti condotto in tandem dalla nave Vos Triton (bandiera di Gibilterra) e da una motovedetta libica. Si tratta infatti di un episodio emblematico che potrebbe svelare e provare il ruolo che da anni si sospetta sia svolto dall’Italia (e dall’agenzia Frontex) in questo tipo di azioni volte a bloccare i profughi/migranti in mare e impedire che arrivino in Europa.

Vos Triton. In breve i fatti

Rimasto alla deriva per ore, in acque internazionali, zona Sar Malta, a causa di un’avaria al motore, praticamente abbandonato nonostante i ripetuti Sos di Alarm Phone, il barcone è stato finalmente raggiunto dalla Vos Triton che però, invece di provvedere ai soccorsi, si è fermata ad alcune centinaia di metri di distanza. Tutto fermo fino a quando 8 migranti hanno deciso di arrivare a nuoto fino alla nave. Solo a questo punto la Vos Triton ha deciso di accostare e prendere a bordo tutti i 170 naufraghi, oltre agli 8 arrivati a nuoto. Anziché dirigersi verso Lampedusa, il “posto sicuro più vicino”, però, è rimasta immobile ancora per ore, fino all’arrivo di una motovedetta libica sulla quale tutti i migranti sono stati costretti a trasbordare, per essere poi sbarcati a Tripoli.

Il Comitato ha cercato di stabilire quale autorità abbia impartito alla Vos Triton le disposizioni per questo comportamento. La richiesta di accesso agli atti inoltrata ai ministeri delle infrastrutture e della difesa è stata respinta adducendo il “segreto di stato”. Il Tar, su ricorso del Comitato, ha rigettato questa motivazione, ordinando di fornire le informazioni richieste. Proprio alla scadenza dei termini, però, i due ministeri hanno fatto appello al Consiglio di Stato, che ha annullato la sentenza del Tar. Il caso tuttavia non si è chiuso: l’ultimo atto è un esposto alla Procura di Roma presentato il 27 dicembre 2023 da un pool di associazioni e Ong a nome di due dei naufraghi che erano a bordo del barcone, rintracciati uno a Port Sudan e l’altro a Tripoli.

Al di là delle singole responsabilità che dovessero eventualmente emergere, l’obiettivo di queste azioni giuridico-legali è soprattutto – come si è accennato – quello di accertare quale sia la regia di questo evidente respingimento del 21 giugno 2021 ma, di conseguenza, degli altri simili nel Mediterraneo Centrale, quasi sempre effettuati in zona Sar maltese ma comunque in acque internazionali e, per di più, in zone di mare in genere molto più vicine a Lampedusa che a Malta. Questo accertamento, infatti, è un elemento che appare sempre più importante proprio alla luce del numero crescente di respingimenti effettuati con la collaborazione di navi commerciali.

Dal maggio 2023 a oggi se ne contano almeno 6:

14-15 dicembre 2023 – 61 morti, 25 respinti in Libia. Alle 17 di giovedì 14 dicembre Alarm Phone segnala a Mrcc Italia e a Malta la situazione di estremo pericolo di un gommone con 86 persone salpato da Zuwara la notte precedente: lo scafo si sta sgonfiando e imbarca acqua. Nessuno interviene. In zona c’è la nave Asso 30 (bandiera italiana) ma non viene informata. Solo verso le 20,30, dopo che un aereo di Frontex ha confermato che il canotto è ormai semi-affondato e ci sono numerosi naufraghi in acqua, Mrcc Italia dirama un messaggio Immarsat per i soccorsi. Alle 21,40 viene allertata la nave Vos Triton (bandiera di Gibilterra), che arriva però sul posto solo dopo la mezzanotte. Si perdono in mare 61 naufraghi. Per gli altri 25, tratti in salvo nel mare in burrasca, con onde alte fino a 2,5 metri, la Vos Triton riceve ed esegue la disposizione di sbarcarli in Libia. E’ il secondo respingimento di massa eseguito dalla Vos Triton dopo quello del giugno 2021.

10 novembre 2023 – 28 persone. La petroliera Anwaar Libya sbarca a Tripoli 28 profughi siriani (tra cui donne e bambini) intercettati in mare su un gommone nella zona Sar libica a nord di Garabulli. Non è chiaro chi abbia coordinato il recupero e disposto il loro respingimento in Libia. Non avendo Tripoli una centrale operativa Mrcc, a meno che il recupero non sia stato deciso autonomamente dal comandante della nave, c’è da credere che la segnalazione del natante in difficoltà alla Guardia Costiera libica sia partita da Frontex o da Mrcc Italia.

16 agosto 2023 – 30 persone. Cargo Maridive (Belize), acque internazionali. Allarme lanciato da aereo di Frontex ed Alarm Phone. Interviene la Guardia Costiera libica nonostante si tratti di zona Sar Malta. La Maridive intercetta i naufraghi e li costringe a restare sul loro barcone fino all’arrivo di una motovedetta da Tripoli. L’operazione è documentata da Seabird (aereo Seawatch)

09 agosto 2023 – 24 persone. Pge Tornado (Panama) recupera i 24 naufraghi di un gommone (siriani ed egiziani) ma Malta, l’Italia e la Grecia rifiutano di indicare un “porto di sbarco sicuro”, disponendo così, di fatto, di portarli in Libia. Sbarcati a Misurata, tutti i 24 migranti, tra cui 9 bambini, vengono subito arrestati.

25 maggio 2023 – 27 persone. Mrcc Roma mobilita la petroliera Long Beach (Isole Marshall) in rotta da Trieste a Bengasi la quale, dopo il salvataggio, porta i naufraghi in Libia, a Marsa Brega, senza che – a quanto risulta – ci siano da parte di Roma ordini o interventi concreti per impedirlo.

01 maggio 2023 – 30 persone. Zona Sar libica. La nave Grimstad (Bahamas) interviene in soccorso di un barcone. Mrcc Italia dà disposizione di trasferire i naufraghi in Libia. Roma nega di aver mai impartito un ordine del genere, ma il comandante del cargo dichiara più volte di essersi fedelmente attenuto a quanto gli veniva indicato da Roma. E alla fine Roma ammette di aver riferito al comandante di eseguire le disposizioni impartite dall’autorità libica, pur non potendo non sapere fin troppo bene che ovviamente Tripoli avrebbe riportato i 30 migranti in Libia.

Contemporaneamente si sono verificati diversi casi di barconi abbandonati a se stessi in attesa dell’arrivo della marina libica:

2 febbraio 2024 – 125 persone. La notte tra il primo e il 2 febbraio Alarm Phone segnala un barcone alla deriva nel mare in burrasca nella zona Sar maltese ma in acque molto più vicine a Lampedusa che a Malta: coordinate 34°29’ nord e 12° 35’ est. Nessuno interviene per l’intera giornata del 2 fino all’arrivo di una motovedetta libica che riconduce a Tripoli tutti i 125 migranti a bordo. Il respingimento viene documentato da Sea Bird, l’aereo della Ong Sea Watch.

01 agosto 2023 – 170 persone. Sar Malta. Varie navi in zona allertate da Open Arms. Nessuno interviene. Malta non dà disposizioni di soccorso. Si aspetta che arrivi una motovedetta dalla Libia.

7-8 luglio 2023 – 250 persone. Motopesca con oltre 250 a bordo segnalato da un drone di Frontex. Ci sono molte navi in zona (San Felix, Italia; Msc Rossella, Panama; Janine, Panama; Gaz Venture, Panama) e parte anche la Ocean Viking (Ong Sos Mediterranee). Nessuno interviene: si aspetta una motovedetta libica. La Ocean Viking non arriva in tempo ad anticipare il respingimento.

30-31 maggio 2023 – 400 persone. Barcone con 400 persone. Numerose navi in zona ma non vengono mobilitate da La Valletta. Alarm Phone segue il caso per 24 ore, poi perde i contatti, verosimilmente a causa dell’arrivo di una motovedetta libica.

29 maggio 2023 – 500 persone. Peschereccio con almeno 500 persone. La Valletta, ignorando le numerose navi in zona, fa intervenire la Libia: respingimento e soccorsi ritardati.

C’è da sospettare che queste due pratiche facciano parte dello stesso disegno. Anzi, che rientrino in questo contesto anche le sanzioni e i fermi amministrativi contro le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo centrale. In particolare, i casi di navi accusate di aver ostacolato le operazioni della Guardia Costiera libica per il semplice fatto di essere arrivate in un punto – sempre in acque internazionali – dove era segnalata un’emergenza o addirittura era in corso un naufragio, contemporaneamente a una motovedetta di Tripoli. Gli episodi più recenti e più gravi sono quelli della Open Arms alcune settimane fa e della Humanity 1 lo scorso mese di dicembre.

La Humanity è stata sanzionata e bloccata per aver tratto in salvo alcuni migranti che si erano gettati in mare per non essere catturati dai libici e riportati a Tripoli. La Open Arms addirittura per aver inviato un proprio gommone di soccorso per monitorare la situazione, senza peraltro intervenire e, per di più – ha denunciato – su richiesta di Mrcc Roma.

Le due sanzioni legittimano di fatto la cattura e il respingimento indiscriminato in mare dei naufraghi, che contro la loro volontà sono ricondotti in Libia: proprio il paese dal quale sono fuggiti e che non è certamente il “luogo sicuro” previsto dal diritto internazionale per lo sbarco dei naufraghi: lo dimostrano i ripetuti rapporti dell’Onu e numerose sentenze della stessa magistratura italiana. Viene legittimata, cioè, una palese violazione della “legge del mare”, del diritto internazionale e della Convenzione di Ginevra. Una “legittimazione” ancora più evidente – proprio perché sottolineata da una serie di sanzioni comminate dallo Stato italiano – di quella che comunque si registra anche quando, da parte dell’Italia e di Malta, le barche dei naufraghi vengono abbandonate a se stesse, senza intervenire direttamente e senza mobilitare le navi in transito nella zona, in attesa che da Tripoli arrivi una motovedetta per prenderli e riportarli indietro.

Quale può essere lo scopo di tutto questo? A collegare, anzi, a “mettere in fila”, le tre distinte azioni – respingimenti con navi commerciali, barconi consegnati di fatto alle motovedette libiche e sanzioni alle Ong per aver “ostacolato” la Guardia Costiera libica – viene da pensare che lo scopo potrebbe essere quello di arrivare a considerare e dichiarare la Libia un “luogo sicuro” dove sbarcare i profughi/migranti bloccati in mare, facendo apparire come operazioni di salvataggio da parte della Guardia Costiera libica quelli che sono invece evidenti interventi di cattura e deportazione.

Non è da oggi, del resto, che il Governo italiano mostra ufficialmente apprezzamento per l’azione che la Libia sta svolgendo: dichiarazioni in questo senso sono state rilasciate dagli allora premier Conte e Draghi e ribadite dall’attuale esecutivo. E la premessa risale al governo Gentiloni, grazie al memorandum firmato tra Roma e Tripoli nel febbraio 2017 sotto la spinta, in particolare, del ministro dell’interno Marco Minniti.

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