Resta a Niamey nonostante la possibilità di evacuazione offerta dalla Farnesina; parla di un Niger che in parte «rivendica la sua sovranità, al di là delle potenze straniere» e in parte, per ripicca, inneggia alla Russia, ma «non è mai stato particolarmente attratto da Putin». Esclude comunque la presenza del Wagner dietro il recente Coup d’Etat in Niger.
«Non c’erano avvisaglie sui russi prima del golpe», dice, ma è «chiaro che poi il vuoto lasciato si riempie in qualche modo…».
Padre Mauro Armanino, missionario SMA a Niamey da decenni, ci parla in questa intervista telefonica delle motivazioni più profonde all’origine del Colpo di Stato che destabilizza le certezze europee. E che lui definisce “populista”, nella misura in cui la linea dei generali golpisti (anti-europea) attecchisce soprattutto «su chi non ha più nulla e non ha nulla da perdere». E che perciò facilmente potrebbe scivolare in un colonialismo di segno opposto.
Quando lo chiamiamo al telefono a Niamey (ad un numero rigorosamente fisso poichè padre Mauro non usa il cellulare e non ha whatsapp) ci risponde con voce calma e lontana dalle fibrillazioni europee, e spiega come le cose siano tornate apparentemente tranquille in città.
«Non si vedono militari qui attorno – racconta – e nulla che possa far pensare a quello che è accaduto».
«La vita è tornata normale come dopo la pioggia… Sebbene sia in vigore il coprifuoco, dalle 22 alle cinque del mattino, e questo accade dal giorno del golpe. Inoltre c’è la chiusura delle frontiere e degli aeroporti».
Padre Mauro spiega che «dentro la città ci si muove abbastanza liberamente», non si è in un Paese militarizzato. Non più di quanto già lo fosse, almeno.
«I miei itinerari sono contenuti – racconta – faccio l’accoglienza ai migranti in cattedrale la mattina e la sera seguo spiritualmente una comunità cristiana che vive non lontano dalla mia casa».
Colpisce pensare ai migranti subsahariani (quelli che l’Europa cerca in ogni modo di tener lontani dal Vecchio Continente esternalizzando le frontiere) che rimangono nel Paese e continuano ad arrivare nonostante la chiusura delle frontiere ed hanno bisogno di assistenza, anche ora che il Niger è blindato.
A rimetterci, nel caos attuale, non sono né i leader né gli ambasciatori, semmai «sono i più poveri, gli allevatori, i migranti, chi non ha di come vivere».
Armanino dice che vuole rimanere nel suo Niger, il Paese di sabbia, nonostante abbia anche lui come tutti gli italiani ricevuto la proposta di evacuazione da parte della nostra ambasciata.
«Non partirò, non mi interessa partire a meno che non sia obbligato…ma finchè posso scegliere rimango qui, anche perché le condizioni non mi pare siano così deteriorate».
Nell’insieme, la crisi politica appare contenuta e il disagio circoscritto alla casa presidenziale, dice padre Armanino, e attorno alle ambasciate, ma «il resto della città vive normalmente, poi si vedranno gli sviluppi».
Alla domanda se ci sia un’insofferenza nei confronti dell’Europa, soprattutto verso la Francia, e un’attrazione fatale per la Russia, padre Mauro risponde che l’insofferenza esiste eccome, sebbene «certa élite intellettuale sia molto più legata all’Occidente» di quanto non lo sia il popolo.
«Ci sono le fasce più popolari che evidentemente hanno poco da perdere perchè hanno già perso tutto – dice – e seguono quello che si può definire un approccio populista, in cui si rivendica la sovranità: ossia fuori tutti gli stranieri. Questo è il discorso che fa il movimento M62 di cui si è parlato in questi giorni».
Si tratta di un Movimento della società civile, molto attivo, che raccoglie sotto di sè una ventina di organizzazioni ed alcuni sindacati.
L’M62 ha organizzato manifestazioni contro l’ambasciata francese inneggiando a Putin, nei giorni scorsi.
In realtà, secondo il missionario, parteggiare per la Russia rappresenta più un rifiuto nei confronti dell’Occidente europeo (e francese nello specifico) dalle modalità neo-coloniali, che non una scelta ponderata di orientamento verso Mosca.
«Se devo essere sincero – dice – No.. La Russia qui non ha mai avuto un grosso peso».
Mentre invece «c’è sempre stato un certo allineamento occidentale, forse eccessivo da parte delle istituzioni riconosciute».
E la gente comune non ne può più delle ingerenze coloniali: questo è il motivo per cui si indirizza altrove.
Non dimentichiamo, fa notare, anche, «che il Niger ha relazioni strette con la Turchia: c’è una presenza turca nell’ambito delle costruzioni e del commercio». Sono turche molto delle infrastrutture del Paese.
Padre Mauro ricorda poi un passaggio fondamentale che i media occidentali omettono: «Bazoum (il presidente deposto ndr.) è sempre stato osannato all’estero, ma non è stato democraticamente eletto. Poiché le elezioni del 2021 sono state manipolate e il sentimento della gente «è di non legittimazione di quella tornata elettorale». Ci fu grande scandalo per le elezioni che portarono il presidente filo-occidentale Bazoum al potere. «Di cosa ha bisogno il Niger in questo momento?», si chiede. «Ma senza alcun dubbio di essere lasciato in pace! Purtroppo gli interessi sono troppi e anche le interferenze sono molte. In cosa sbaglia l’Occidente? Da anni sbaglia perché non sa ascoltare! Proietta i suoi interessi su tutto ciò che lo circonda, senza preoccuparsi di ciò che accade qui».